Due parole con Nularse
Nularse, cioè rannuvolarsi in dialetto veneto. Questa l’etimologia del nome con cui sceglie di presentarsi Alessandro Donin, un nome che richiama l’internazionalità ma al contempo rimanda alle proprie radici di Chioggia, e che con il tempo si è tramutato nel suo alter ego artistico.
Abbiamo già conosciuto Nularse come produttore di Alessandro Ragazzo in un altro video 360°, ora lo scopriamo come artista.
Nularse è un progetto solista al 99%, quasi mai infatti nei live si esibisce con una band, questa scelta è motivata dall’intenzione di realizzare un “tour compatto”, senza doversi preoccupare di coordinarsi con altri musicisti. Eccezionalmente inSoffitta si fa accompagnare da Federico Boetto (bassista) e Luca Dall’Oro (chitarrista).
Nularse descrive così il suo viaggio nella musica: “Non ci sono, per me, altri lavori che possano, come la musica, essere un tramite con gli altri, instaurando un rapporto così profondo con così tante persone diverse, perché riunire così tanti soggetti che si comprendono in un unico luogo è possibile solo se c’è la musica di mezzo“.
Il suo percorso nel mondo della musica inizia nel più classico dei modi, suonando la chitarra in una band, ma l’esperienza del canto lo coinvolge solo molto tempo più tardi, all’incirca tre anni fa: nel 2016 inizia infatti la sua collaborazione con la casa discografica fiorentina Fresh Yo! Label, molto attiva nel panorama elettronico indipendente, con la quale negli anni incide diversi lavori, l’ultimo dei quali, Sospesi, è uscito il 29 marzo 2019.
in Soffitta ci racconta come la chitarra sia per lui solo un mezzo espressivo, estremamente coinvolgente, ma non sente di potersi definire un chitarrista: si sente artista, in un modo in cui il contenuto, con tutto quello che deve esprimere, conta più della forma con cui si sceglie di farlo. Tuttavia questa filosofia vale fino a quando non arriva in studio, alla produzione vera e propria, della quale ama curare meticolosamente ogni singolo aspetto e ogni suono: “A livello di emozione, il momento in cui provo davvero soddisfazione è in studio, quando trovo il sound giusto dopo averci lavorato all’infinito. Ho lo spirito dell’artigiano: provo una soddisfazione gigantesca nel costruire il brano, mi fa sentire come se stessi plasmando l’aria”.
in Soffitta porta Non cambierà, un brano nel quale usa la chitarra acustica per richiamare le sonorità del mare, quelle delle sue radici, e le abbina ad un’eco malinconica e a “un po’ di pessimismo cosmico”. L’influenza della sua terra risalta incredibilmente nelle parole e nei pensieri di questo giovane artista: “Il mare e la laguna, si tratta di un rapporto intenso, amo profondamente quella città e in qualche modo ugualmente la odio, perché sul mare, sulla laguna, c’è tanta ignoranza, ma nell’ignoranza c’è anche tanta profondità, un certo tipo di saggezza che solo un ignorante può avere“.
Da qui la domanda su quale sia il ruolo delle piccole città nei confronti dell’evoluzione musicale italiana: “Il linguaggio musicale nazionale ed internazionale non nasce nelle metropoli, ma nasce nella provincia, lì matura, poi pian piano da underground diventa mainstream, è lì che avviene il vero lavoro di introspezione, nella provincia. Le grandi città invece tendono a plastificare un certo sound, ed è qualcosa di cui io non sono in cerca, delle mode non mi importa nulla: per arrivare all’innovazione musicale bisogna ascoltare moltissime cose diverse cercando di farle tue, io voglio fare una cosa nuova, non m’importa niente di essere la copia di qualcun altro, ho la mia identità. Allo stesso modo cerco l’identità dei musicisti che ascolto, mi piace l’artista che non si ricicla, che cerca di sorprendermi, con una sua coerenza, ma che si spinge avanti in vari versanti, in una ricerca continua verso sé stesso. Un artista deve avere un’identità, e deve riuscire a far trasparire quest’identità attraverso i suoni“.
Foto di Nularse Foto di Giuliana Brigante
Non cambierà
Ho un modo mio di veder le cose
Ti appigli al mio cuore di pietra
Ho spostato il traguardo non ricordo più dove
Perché è bello se non mi raggiungi mai
Hai asciugato il mio nome, ridipinto lo sguardo
Attenta che ancora piove
Hai strappato le ali per volare più in alto
Ma io sono più duro di un cielo d’asfalto
Ti dico che non cambierà
E non te ne andrai
Ti dico che non cambierà
E non te ne andrai
Mai più
Pur di sorridere tu stai con la testa in giù
Crolla il mondo attorno e poi dici che non sei più tu
Pur di sorridere tu stai con la testa in giù
Crolla il mondo attorno e poi dici che non sei più tu
Hai un modo tuo d’aspettare le rose
Pensi che un giorno ti capirò
Le parole son bombe che devi ingoiare
Son colori attaccati alla gola
Sono luci ed ombre che ti fanno svanire
Perché è bello se non ti ritrovi mai
I tuoi occhi son specchi convessi che non san ragionare
Ma alla fine sapranno curarti il cuore
Ti dico che non cambierà
E non te ne andrai
Ti dico che non cambierà
E non te ne andrai
Mai più
Pur di sorridere tu stai con la testa in giù
Crolla il mondo attorno e poi dici che non sei più tu
Pur di sorridere tu stai con la testa in giù
Crolla il mondo attorno e poi dici che non sei più tu