Due parole con i Queen of Saba
I Queen of Saba sono un duo composto da Sara Santi e Lorenzo Battistel, provenienti rispettivamente da Venezia e Treviso.
Conosciutisi a Venezia nel 2016, lei si forma nel canto Jazz, lui segue la via del conservatorio, accostandolo allo studio della musica leggera, ed in particolare all’amore per la batteria. Sin dall’epoca del loro primo incontro hanno desiderato creare insieme qualcosa di originale e inconfondibile: lei si dedica ai testi, lui alla musica, e dopo una serie di ritiri spirituali fra una spiaggia e l’altra, pause varie, e di un periodo di intenso scambio di idee fra Inghilterra e Italia, qualcosa infine inizia a prendere forma.
Finalmente nell’estate del 2018 si sentono pronti a concretizzare le loro idee, e si presentano con quattro pezzi, che registrano nello studio Mud Sound di Mira (Venezia). Questa prima infornata di brani è composta da tre singoli in studio, al quale se ne aggiunge un altro pensato appositamente per YouTube.
Il debutto live avviene invece ad aprile, presso l’Argo16 di Marghera (Venezia), al quale seguono diverse date nei locali del veneziano, dove i Queen of Saba si esibiscono sempre con nuove collaborazioni, sprofondando nella notte con jam session ipnotiche.
Gli strumenti preferiti per dar voce alle loro idee sono sicuramente la loop-station e il pad, volutamente scelti per richiamare i ritmi e le sonorità della musica africana. Così è stato anche per il brano che fa capolino in Soffitta: “In questo caso volevamo fare un pezzo solo con voce e percussioni, un pezzo che richiamasse i riti antichi, ripetitivo, tribale. In fondo è così che è nata la musica, con un elemento percussivo e la voce.“
Il processo creativo si snoda in base a due differenti generi di esigenze: la necessità dell’esibizione dal vivo, e il bisogno di un accurato e metodico lavoro in sala prove. L’elaborazione dei testi merita una riflessione a parte: per Sara questi sono un’esigenza creativa, ciò che conta per lei è il sentimento e l’atmosfera che Lorenzo riesce a creare per il pezzo. Solo dopo aver sentito la musica ed essersi fatta rapire dalle atmosfere che questa evoca, riesce a creare il connubio di ispirazione e influenza che sarà alla base del testo finale.
Hanno le idee chiare questi ragazzi sul modo di vivere il mercato musicale non da semplici spettatori: “Ad oggi per fare soldi con la musica servono soldi, più ci investi più ci puoi guadagnare, anzi se non ci investi abbastanza perdi tutto. Per questo ci siamo dati delle regole, delle linee-guida, che seguiamo con attenzione. Quando lavoriamo per lo studio, ci concentriamo sulla durata delle canzoni, che non può superare un certo limite, e sulla cura per la struttura del brano, dove ad esempio un ritornello non deve mai arrivare troppo tardi. Non si può presentare al pubblico un lavoro grezzo e pensare che arrivi a chissà quali livelli di diffusione, certo, magari una volta si può essere fortunati ed azzeccare, ad esempio su YouTube, l’algoritmo giusto e trovarsi con un milione di visualizzazioni, ma la volta seguente si avrà un risultato decisamente più modesto. Per l’arte c’è bisogno di tempo.“
In particolare del panorama musicale della zona, nonostante la ricchezza di idee e musicisti capaci, i Queen of Saba lamentano lo scarso interesse della gente per la musica originale e l’eccessiva santificazione delle cover band, che remunerano gli esecutori e i locali, ma artisticamente, soprattutto laddove si tratta di mera ripetizione, non aggiunge nulla all’arte: “Non c’è nel pubblico una vera ricerca di musicale originale, bisogna sensibilizzare nuovamente l’uomo della strada alla musica originale, e soprattutto sfatare alcuni ingiuriosi e falsi miti quali il binomio musica di strada uguale accattonaggio. Secondo noi i modi per riuscirci sono quelli di partire dal territorio, moltiplicare gli spazi dove esibirsi e risolvere i problemi connessi (locali con mille difficoltà), una soluzione potrebbe essere quella di organizzare festival locali più volte l’anno che siano l’alternativa al Talent nazionale. Alla fine è tutta una questione di conoscersi l’un l’altro e di impegnarsi.“
Inoltre, secondo loro: “Ad oggi sembra che un artista sia tenuto a sapere tutto, non solo a livello di esecuzione, ma anche di registrazione, debba essere esperto nel tenere i contatti dentro e fuori dai social, in generale ad essere attivo e visibile. Se a questo si aggiunge il comporre, l’arrangiare e l’esibizione vera e propria, allora al gruppo serve quantomeno un manager.” Proprio per questo motivo si sentono molto vicini all’idea di un collettivo che nasca anche per questa esigenza, dove ognuno porta del suo e ci si impegni a tornare nuovamente musicisti.
Concludendo con una loro citazione “La musica non è importante solo perché è bello ascoltarla, ma perché è il modo più diretto per creare unità”.
Per il video 360° di inSoffitta portano il brano Is it too much to ask for.
Foto dei Queen of Saba Foto di Giuliana Brigante
Is it too much to ask for?
Is it too much to ask for
Human compassion
You see my blood
and all you feel is repulsion
Your mother gave you months and years
Of internal bleeding
Gave up her perfect body
And you can’t give up your disgust for a second
Is it the only mean you have
Being mean
As if we couldn’t stand your jokes
Well, I’ll show you compassion
I’ll show you how we take care of each other
While being raped every half a second